La frolla all’olio, la carta e la penna

La frolla all’olio, la carta e la penna. Tanti fogli “volanti”, ne ho cumulati un bel pò in questi anni, con su scritte le ricette che volevo fare e che ho fatto. Alcuni fogli li ritrovo nei libri di cucina anche dopo molto tempo o anni, sono la mia memoria per certi versi. Diventano dei ricordi come lo diventa una foto.

La frolla all'olio, la carta e la penna

Mi piace prendere carta e penna e togliere, aggiungere o modificare gli ingredienti. Su alcuni fogli segno così tante varianti che li rendo irriconoscibili. Poi sto anche svariati minuti a rileggerli perché mi serve per risalire a quella iniziale da cui sono partito.

Oppure a volte leggo la ricetta che avevo appuntato ma non avendo segnato cos’era devo risalirci dagli ingredienti. Sono molto ordinato in realtà, ma questa cosa mi piace da morire. Un finto disordine misto ai ricordi che si accumulano.

Queste in foto sono di alcune crostate che ho preparato nel corso di questi anni. Hanno tutte di base una frolla a modo mio. Fanno parte tutte di un unico foglietto scritto e riscritto. Sicuramente più leggera: ha il miele al posto dello zucchero, l’olio buono di Calabria delle nostre campagne al posto del burro e farine miste di Riso di Sibari e integrali. Sostituisco anche in base alla disponibilità con farina di tipo “1” o “2”. Le farine meno sono raffinate e più ci fanno bene, oltre a far diventare più buona la nostra crostata. Quindi queste sono fatte così:

200 gr di Farina di Riso – 180 gr di Farina Integrale – 80 ml di Olio extra vergine di oliva – 130/140 gr di miele – 3 uova – semi di una bacca di Vaniglia – mezza bustina di Lievito per dolci – buccia di un Limone Bio – una spolverata di Cannella – 1 pizzico di Sale.

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Cous cous così, alle verdure

Cous Cous Così, alle verdure grigliate.

“Sentirsi a casa non significa essere a casa”, sono due cose diverse anche se sembrano uguali. Mi sono sentito a casa a Venezia, a Pordenone, in Romagna, a Porto D’Ascoli, ma poi la mia casa è dove sono le mie radici: in Calabria. Una radice molto forte, ma ciò non significa che pur avendo radici così forti e profonde non debba mai spostarmi da questo luogo.

Il legame con il luogo di nascita non sparisce mai, ogni cosa ha una storia, ma spostarsi apre la mente verso nuovi orizzonti.

Un posto nuovo per noi significa creare da zero una storia nuova. Un ricordo nuovo che mai potrà essere messo a paragone o avere la stessa importanza di quello dove sei cresciuto. Ogni volta che devo spostarmi per lavoro o studio sono molto contento. Dentro di me ho una voglia incredibile di scoprire culture e modi di vivere. L’Italia è un paese unico.

Cous cous così, alle verdure

Attraversando i luoghi immagino sempre le vite che li vivono: le culture, le storie.

Mi fermerei a visitare ogni paesino e a parlare con i loro abitanti. Praticamente un viaggio di 6 ore diventerebbe di un mese. Mi affascinano i paesini arroccati e fronte mare. Mi intrufolerei nell’entroterra a piedi e li girerei tutti. Vorrei assaggiare i loro piatti, sapere cosa hanno mangiato negli ultimi 60 anni e influenzato le nostre tavole odierne. C’era la necessità di mettere nel piatto qualcosa a pranzo e a cena, fare la spesa al supermercato era un optional, bisognava lavorare tutto l’anno per fare provviste.

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Crocchette di riso con cuore di ‘nduja e provola

Crocchette di riso con cuore di ‘nduja e provola, sono degli stuzzichini da mangiare con l’aperitivo o durante il pasto. Si lessa il riso e poi si condisce con uova, pepe nero e formaggio parmigiano. All’interno vengono farcite con la ‘ndujia e provola e poi fritti in abbondante olio caldo.

Crocchette di riso con cuore di 'nduja e provola

Ingredienti

500 g di riso della Piana di Sibari
4 uova
pepe nero
70/80 g di parmigiano grattugiato

‘ndujia e provola a piacere

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Gnocchi al ragù di fegatini… a sentimento

Gnocchi al ragù di fegatini, le dosi ad occhio, a “sentimento”.

Quanto sono belli i ricordi legati al cibo, ti riportano indietro nel tempo, al solo pensiero viene l’acquolina e un filo di nostalgia.
Non esiste buona cucina che non parta dai sapori tradizionali che hai gustato negli anni in cui sei cresciuto. Sento dire molto spesso: ”come lo faceva mia mamma tu non lo sai fare “. Povere mogli che dopo tanti sforzi per accontentare i propri mariti devono anche sorbirsi la critica.

Fossi in voi non mi sforzerei più di tanto, non riuscirete mai ad accontentarli. Preparate i vostri piatti invece personalizzandoli. Se ne faranno una ragione creandosi nuovi ricordi.

Il tocco personale non deve mancare mai, rende tuo quel piatto. Bisogna saper azzardare negli abbinamenti e nei contrasti.

Quando si dice “cambia la mano”, è vero. Le nostre mamme e nonne non cucinavano o cucinano con dosi precise di una bilancia elettronica o di una ricetta presa dal web, ma dosavano e dosano ancora oggi ad occhio (bicchieri, pugni, ecc).

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Pasta cremosa ai peperoni con robiola

La pasta cremosa ai peperoni con robiola, è un piatto semplice da preparare e molto gustoso. I peperoni gialli sono molto versatili da gustare nei primi piatti, come contorno o anche come piatto unico.
Oggi, dopo aver appassito dolcemente i peperoni con la cipolla li ho insaporiti con origano, basilico e pomodorini. Subito dopo averli frullati ho aggiungo la robiola e ne è venuta fuori una cremina deliziosa buona da mangiare anche sui crostini caldi.

Pasta cremosa ai peperoni con robiola

Ingredienti per due persone

200 g di pasta fresca indicativi

per il condimento
2 peperoni gialli
1 cipolla rossa di Tropea
5 foglie di basilico
4 pomodorini pachino
una manciata di origano fresco
olio q.b.
sale q.b.

per mantecare
70 g di robiola
70 g di parmigiano
pepe nero

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