La fecola è una polvere bianca che si ricava dal frumento, dal mais e dal riso. Oltre a questi tipi più comuni, si trovano in commercio anche la fecola di patate e alcune fecole estratte da cereali tropicali, da radici come il sago e l’arrow-root. Tutte queste varietà hanno in comune un elemento: a differenza della farina, la fecola viene bagnata prima di essere macinata e, solo dopo questa operazione, viene essiccata. Con questo procedimento, il grasso, l’albume e i minerali rimangono nel cereale, ed è per questo che la fecola è così bianca e priva di qualsiasi sapore e odore.
Asiago: prende il nome dalla Valle d’Asiago. Formaggio di latte di mucca. Se fresco è di sapore dolce, invece se invecchiato è piuttosto piccante. Può essere usato al posto del parmigiano per condire la pasta.
Se acquistate le fragoline di bosco vi consiglio di non conservarle nel frigorifero perchè perdono sapore. L’ideale sarebbe consumarle in giornata. Quando le lavate fate attenzione e ad asciugarle delicatamente facendole sgocciolare su un canovaccio o su della carta assorbente da cucina.
La frutta sciroppata è una preparazione culinaria che coinvolge la conservazione della frutta immergendola in uno sciroppo zuccherino. Questo metodo permette di prolungare la durata di conservazione della frutta e creare un dolce e succoso dessert o ingrediente per varie preparazioni.
Quando servite la frutta sciroppata è preferibile sgocciolarla dal suo sciroppo (acqua e zucchero) e se grossa tagliarla a pezzi.
Potete personalizzare la preparazione aggiungendo aromi come vaniglia, cannella o chiodi di garofano allo sciroppo per conferire alla frutta un sapore extra.
La frutta sciroppata può essere servita da sola come dessert, aggiunta a gelati, yogurt o utilizzata come ripieno per torte e dolci.
La frutta sciroppata è un modo delizioso di godere della freschezza della frutta durante tutto l’anno e può essere utilizzata in molte preparazioni culinarie.
Si può servire in coppa oppure usarla nella preparazione di dolci.
Per la conservazione i barattoli migliori sono in vetro.
Sono, economici, gusto delicato, disponibili tutto l’anno e se ne possono mangiare in grande quantità dato il loro modesto apporto calorico. Eppure, dove si gode il profumo dei funghi di bosco, quelli coltivati non sono abbastanza apprezzati come dai nostri cugini europei, tedeschi e francesi particolarmente. I primi tentativi di coltivare i funghi risalgono al 1700 in Francia, mentre in Italia i primi esperimenti sono della fine del diciannovesimo secolo e la produzione commerciale, in serre specializzate, avvenne solo negli anni ’50. Parliamo dei pleurotus, dei pioppini ma prevalentemente degli Champignon, funghi dall’origi – ne curiosa: sembra infatti che i primi esemplari nacquero e furono scovati nel sottosuolo di Parigi. Da qui, il nome tradizionale Champignon (fungo) de Paris. Ormai gli champignon, che appartengono alla famiglia dei prataioli, sono largamente coltivati e, successivamente, venduti sotto diverse forme: freschi, ma anche conservati sott’olio, surgelati e persino essiccati. Quando si acquistano freschi, sfusi o in vaschetta sigillati con carta trasparente, bisogna controllare che siano di colore chiaro e ben sodi al tatto. A casa conserviamoli in frigorifero, avvolti in un telo di cotone o in carta per qualche giorno, con l’andare del tempo tendono a perdere consistenza e gradualmente diventano meno buoni e tendono ad alterarsi. Per pulirli basta raschiare la base dei gambi con un coltellino; non soffrono il lavaggio, ma è meglio tuffarli velocemente in acqua senza lasciarli in ammollo, poiché la polpa porosa assorbirebbe molta acqua. Nella preparazione gli Champignon sono molto comodi poiché possono facilmente essere pelati evitando la laboriosa fase di pulitura di altri funghi. Qualche idea per gustarli? Crudi o cotti, in cucina trovano impiego in mille piatti. Crudi, a scaglie, in insalata con agrumi, arance, pompelmi, cedri, pelati al vivo. Oppure in tegame con patate a fettine sottili, aglio e una spruzzatina di prezzemolo.
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