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Differenza tra tagliatelle e tagliolini

Differenza tra tagliatelle e tagliolini, da un impasto di farina e uova, o farina e acqua si ottengono svariati tipi di pasta. La classiche tagliatelle si ricavano affettando la sfoglia sottilissima e arrotolata a circa 8 mm di larghezza. A seconda della regione prendono vari nomi: fettuccine, pappardelle, lasagnette.

I tagliolini si ottengono da una sfoglia sottilissima che viene tagliata in modo sottilissimo. Ottimi nel brodo.

Differenza tra tagliatelle e tagliolini

Entrambi i tipi di pasta sono solitamente fatti con uova e farina di grano, ma le proporzioni e la tecnica di preparazione possono variare leggermente a seconda della tradizione culinaria regionale.

Entrambe le paste sono deliziose e si prestano bene a diverse preparazioni culinarie.

Prova le mie tagliatelle alla genovese.

Ingredienti di Base:

Farina: Circa 100 grammi per persona. Puoi utilizzare farina di grano duro, farina 00 o una combinazione delle due.

Uova: Circa 1 uovo medio per ogni 100 grammi di farina. Puoi regolare il numero di uova in base alla consistenza desiderata della pasta.

Sale: Un pizzico di sale per ogni porzione.

Indicazioni:

Su una superficie pulita, formate una “fontana” con la farina, facendo un buco al centro.

Rompete le uova nella cavità al centro della montagnola di farina. Aggiungete un pizzico di sale. Con una forchetta, iniziate a sbattere le uova, incorporando gradualmente la farina dai bordi della cavità. Continuate finché l’impasto inizia ad addensarsi. Quando l’impasto è abbastanza denso, iniziate a lavorare con le mani. Se l’impasto è troppo appiccicoso, aggiungete un po’ di farina. Se è troppo secco, aggiungete un po’ d’acqua oppure un altro uovo.

Continuate a lavorare per almeno 10-15 minuti, fino a quando l’impasto diventa liscio ed elastico. Avvolgete l’impasto in pellicola trasparente e lasciate riposare per almeno 30 minuti. A questo punto l’impasto è pronto per dare la forma che desiderate.

 

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Dolci e relative tecniche

Kenwood.JPG Per tecnica dolciaria si intende l’insieme di quelle operazioni manuali o fatte con l’aiuto di apparecchi meccanici necessari per preparare un dolce. Esistono due tipi di impasti: masse e paste. Masse vengono chiamate quei composti semifluidi prevalentemente a base di uova e zucchero, che si amalgamano mediante sbattitura e che sono resi soffici dall’aggiunta di albume montato a neve. I composti per le meringhe e Pan di Spagna, per esempio, si chiamano masse: la lievitazione avviene sempre grazie all’aria o alle bolle d’aria che si formano all’interno dell’impasto sbattendo gli ingredienti e che vengono per così dire “fissate” durante la cottura.

Le paste si suddividono a loro volta in due tipi: quelle che si mescolano in un recipiente e la cui consistenza è più fluida, e quelle che si impastano a mano. La preparazione fluida avviene secondo lo stesso sistema: sbattere il grasso prescelto fino a renderlo spumoso, aggiungere zucchero e uova, e quindi gli altri ingredienti leganti e lievitanti, quali farina e lievito, infine i liquidi. Di questo gruppo fa anche parte la pasta per bignè, anche se il grasso, in questo caso non viene sbattuto ma scaldato.

In questo campo sono di grande aiuto gli apparecchi elettrici: frullatori e impastatrici.

Le paste che vengono impastate e non mescolate con il cucchiaio di legno hanno in comune la consistenza piuttosto asciutta (pasta frolla, pasta sfoglia, paste da strudel, paste lievitate e da pane).

Un tempo la preparazione si svolgeva tutta a mano sul piano di lavoro, adesso ci si serve sempre più frequentemente delle impastatrici che diminuiscono i tempi di lavorazione garantendo ottimi risultati anche se a volte per schiacciare, sbattere alcuni impasti è necessaria la lavorazione a mano.

Dopo…

… un pasto abbondante, la mattina seguente si tende a non mangiare. SBAGLIATO!! Bisogna comunque fornire al proprio organismo l’energia di cui ha bisogno per affrontare la giornata nel migliore dei modi. E’ sconsigliato bere il caffè, conviene fare colazione a base di un leggero con qualche fetta biscottata, magari integral.

Età del vino

vino.jpg La diffusa credenza che i vini vecchi debbano essere per forza vini buoni, è, secondo gli esperti, discutibile.
Infatti un vino invecchiato può essere eccellente, ma non necessariamente tale. I vini di qualità media, ad esempio, non migliorano eccessivamente neppure con un lungo invecchiamento, mentre i vini di “buona” qualità possono essere ottimi già da uno-due anni. I pregi di un vino in rapporto all’età, sono legati sia all’annata, sia alla dislocazione del vigneto. Un’annata può essere buona per un vigneto e non esserlo per un altro anche se la distanza tra le due zone è relativa. Per i buoni Borgogna e Bordeaux vale la regola che devono maturare da tre a cinque anni. Tutti i rosè, la maggior parte dei nostri vini e di quelli spagnoli devono invecchiare al massimo cinque anni, fatta eccezione per il Barolo e pochi altri.

Foto presa dal web

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