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Glassare

Glassare: con questo termine si intendono in pasticceria due cose: il procedimento con il quale si candiscono i frutti e la copertura di torte con un composto a base di acqua, zucchero al velo e, talvolta, una piccola percentuale di olio (di semi, di rose o di mandorle).

I dolci vanno ricoperti con la glassa quando sono ancora caldi (ma non appena sfornati), in modo che il composto possa asciugare più rapidamente. Attenzione però, non usate mai una glassa calda su un dolce freddo! Usate per spalmarla un coltello scaldato prima in acqua bollente e poi lasciate asciugare la glassa da 2 a 6 ore. Nel caso vogliate fare delle decorazioni, aspettate che la glassa si sia solidificata un pò; non dovrà però essere completamente asciutta. Non congelate mai i dolci ricoperti con una glassa, altrimenti perderanno la loro lucentezza.

glassare

La glassa, solitamente preparata con ingredienti come zucchero a velo, acqua, succo di limone o altri aromi. Questo procedimento viene spesso utilizzato per decorare e aggiungere sapore agli alimenti, come torte, dolci, biscotti o frutta. La glassa può essere applicata con uno spazzolino da cucina, un cucchiaio o una spatola, e può essere trasparente o colorata a seconda delle preferenze e dell’effetto desiderato. Una volta applicata, la glassa solidifica leggermente conferendo una finitura lucida e invitante al cibo.

Il processo di glassatura può dare al cibo un aspetto più invitante e professionale, oltre a fornire un tocco di dolcezza o sapore aggiuntivo.

I Carciofi

DSC00705.JPG I carciofi sono infiorescenze, di cui si mangia la base, compreso il gambo, e la parte carnosa delle foglie, dette brattee. Le varietà differiscono per il colore, verde o violetto e per la presenza o meno di spine. Tra le varietà invernali locali si riconoscono quelli appuntiti e con le spine: il Sardo, il Violetto di Palermo, lo Spinoso di Liguria detto anche “riviera”, precoci, teneri e adatti per essere consumati crudi. Senza spine si ricordano: il Romanesco e il Violetto di Catania e di Provenza.
Al momento dell’acquisto devono essere sodi, con gambo grosso e rigido, di colore verde brillante ed avere le brattee lucide e turgide, ben aderenti l’una all’altra, tutte compatte e non ammaccate.
E’ meglio comprarli non puliti e, volendo, il tempo di conservazione varia dai tre ai quattro giorni, bisognerà però, tenerli con il gambo immerso
in acqua fredda come se si trattasse di un fiore; se messi in frigo, avvolti in un panno umido, si conservano per una settimana. E’ possibile surgelarli, tagliati a piccoli pezzi, crudi o già cotti, durano massimo sei mesi. Prima di procedere alla cottura sarà bene pulirli tagliando il gambo e lasciandone attaccata una piccola parte, si dovranno eliminare le foglie esterne più dure e appassite, spuntare le punte, togliere la peluria interna (il cosiddetto “fieno”) e metterli a spicchi in acqua acidulata con succo di limone. L’acido citrico e la vitamina C presenti nel limone ne impediscono infatti l’imbrunimento. In cucina impreziosiscono il pranzo più semplice, facili e poco costosi si gustano cotti o crudi, ripieni, fritti, stufati, lessati al vapore o in padella.
Insaporiscono i risotti, danno una marcia in più alle lasagne e, mescolati a erbe e spezie, diventano zuppe sopraffine. Se abbinate questi inconfondibili ortaggi con le carni o le patate, oppure li ordinate a fettine sulla pizza o, ancora, li usate come ripieni di carne e pesce, vi sorprenderanno per la squisitezza del sapore. Vi consiglio penne al dente saltate in padella con carciofi cotti in olio ed evaporati col vino bianco. Spolverizzate con gherigli di noci tostate e prezzemolo tritato. Per un piatto da gran galà, cospargete scaglie di tartufo nero che si sposa a meraviglia con il caratteristico sapore del carciofo.

I segreti per una cottura ottimale della pasta

I segreti per una cottura ottimale della pasta I segreti per una cottura ottimale della pasta non risiedono soltanto nella scelta delle materie prime, nell’impasto e nella tecnologia, ma anche nel rispetto di alcune semplici regole di cottura.

– Utilizzare almeno 1 litro di acqua per ogni 100 g di pasta. Inoltre, scegliete sempre una pentola piuttosto grande e alta: in questo modo la temperatura dell’acqua si manterrà costante e si eviterà la formazione di colla.

– Al raggiungimento del pieno bollore (mai prima) salate l’acqua (circa 10 g, pari a 1 cucchiaiano, per ogni 100 g di pasta) e lasciate sciogliere il sale.

– Gettate la pasta solo quando l’acqua ha ripreso a bollire. Poiché la pasta provoca un abbassamento della temperatura dell’acqua, alzate la fiamma per mantenere il bollore.

– La pasta lunga va allargata a ventaglio e mai spezzata; i formati di pasta corta vanno tuffati a pioggia per evitare che si ammassino sul fondo della pentola: la pasta a matassine, infine, va immersa in acqua e subito dipanata con l’aiuto di un forchettone.

– Mescolate delicatamente la pasta, di frequente per i primi minuti affinché non si incolli.

– Scolate la pasta al dente, risulterà più buona e più facile da digerire. Ogni formato di pasta ha i suoi tempi di cottura.

Se la ricetta prevede che la pasta sia fatta saltare in padella, scolatela con uno o due minuti di anticipo e terminate la cottura, con il sugo che avrete preparato, a fuoco vivo.

Vi sono serviti questi segreti per una cottura ottimale della pasta? Fatemi sapere!!

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