Archive for Appunti gastronomici

Dolci e relative tecniche

Kenwood.JPG Per tecnica dolciaria si intende l’insieme di quelle operazioni manuali o fatte con l’aiuto di apparecchi meccanici necessari per preparare un dolce. Esistono due tipi di impasti: masse e paste. Masse vengono chiamate quei composti semifluidi prevalentemente a base di uova e zucchero, che si amalgamano mediante sbattitura e che sono resi soffici dall’aggiunta di albume montato a neve. I composti per le meringhe e Pan di Spagna, per esempio, si chiamano masse: la lievitazione avviene sempre grazie all’aria o alle bolle d’aria che si formano all’interno dell’impasto sbattendo gli ingredienti e che vengono per così dire “fissate” durante la cottura.

Le paste si suddividono a loro volta in due tipi: quelle che si mescolano in un recipiente e la cui consistenza è più fluida, e quelle che si impastano a mano. La preparazione fluida avviene secondo lo stesso sistema: sbattere il grasso prescelto fino a renderlo spumoso, aggiungere zucchero e uova, e quindi gli altri ingredienti leganti e lievitanti, quali farina e lievito, infine i liquidi. Di questo gruppo fa anche parte la pasta per bignè, anche se il grasso, in questo caso non viene sbattuto ma scaldato.

In questo campo sono di grande aiuto gli apparecchi elettrici: frullatori e impastatrici.

Le paste che vengono impastate e non mescolate con il cucchiaio di legno hanno in comune la consistenza piuttosto asciutta (pasta frolla, pasta sfoglia, paste da strudel, paste lievitate e da pane).

Un tempo la preparazione si svolgeva tutta a mano sul piano di lavoro, adesso ci si serve sempre più frequentemente delle impastatrici che diminuiscono i tempi di lavorazione garantendo ottimi risultati anche se a volte per schiacciare, sbattere alcuni impasti è necessaria la lavorazione a mano.

Età del vino

vino.jpg La diffusa credenza che i vini vecchi debbano essere per forza vini buoni, è, secondo gli esperti, discutibile.
Infatti un vino invecchiato può essere eccellente, ma non necessariamente tale. I vini di qualità media, ad esempio, non migliorano eccessivamente neppure con un lungo invecchiamento, mentre i vini di “buona” qualità possono essere ottimi già da uno-due anni. I pregi di un vino in rapporto all’età, sono legati sia all’annata, sia alla dislocazione del vigneto. Un’annata può essere buona per un vigneto e non esserlo per un altro anche se la distanza tra le due zone è relativa. Per i buoni Borgogna e Bordeaux vale la regola che devono maturare da tre a cinque anni. Tutti i rosè, la maggior parte dei nostri vini e di quelli spagnoli devono invecchiare al massimo cinque anni, fatta eccezione per il Barolo e pochi altri.

Foto presa dal web

Fecola

La fecola è una polvere bianca che si ricava dal frumento, dal mais e dal riso. Oltre a questi tipi più comuni, si trovano in commercio anche la fecola di patate e alcune fecole estratte da cereali tropicali, da radici come il sago e l’arrow-root. Tutte queste varietà hanno in comune un elemento: a differenza della farina, la fecola viene bagnata prima di essere macinata e, solo dopo questa operazione, viene essiccata. Con questo procedimento, il grasso, l’albume e i minerali rimangono nel cereale, ed è per questo che la fecola è così bianca e priva di qualsiasi sapore e odore.

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Funghi Champignons

Champignons.jpg Sono, economici, gusto delicato, disponibili tutto l’anno e se ne possono mangiare in grande quantità dato il loro modesto apporto calorico. Eppure, dove si gode il profumo dei funghi di bosco, quelli coltivati non sono abbastanza apprezzati come dai nostri cugini europei, tedeschi e francesi particolarmente. I primi tentativi di coltivare i funghi risalgono al 1700 in Francia, mentre in Italia i primi esperimenti sono della fine del diciannovesimo secolo e la produzione commerciale, in serre specializzate, avvenne solo negli anni ’50. Parliamo dei pleurotus, dei pioppini ma prevalentemente degli Champignon, funghi dall’origi – ne curiosa: sembra infatti che i primi esemplari nacquero e furono scovati nel sottosuolo di Parigi. Da qui, il nome tradizionale Champignon (fungo) de Paris. Ormai gli champignon, che appartengono alla famiglia dei prataioli, sono largamente coltivati e, successivamente, venduti sotto diverse forme: freschi, ma anche conservati sott’olio, surgelati e persino essiccati. Quando si acquistano freschi, sfusi o in vaschetta sigillati con carta trasparente, bisogna controllare che siano di colore chiaro e ben sodi al tatto. A casa conserviamoli in frigorifero, avvolti in un telo di cotone o in carta per qualche giorno, con l’andare del tempo tendono a perdere consistenza e gradualmente diventano meno buoni e tendono ad alterarsi. Per pulirli basta raschiare la base dei gambi con un coltellino; non soffrono il lavaggio, ma è meglio tuffarli velocemente in acqua senza lasciarli in ammollo, poiché la polpa porosa assorbirebbe molta acqua. Nella preparazione gli Champignon sono molto comodi poiché possono facilmente essere pelati evitando la laboriosa fase di pulitura di altri funghi. Qualche idea per gustarli? Crudi o cotti, in cucina trovano impiego in mille piatti. Crudi, a scaglie, in insalata con agrumi, arance, pompelmi, cedri, pelati al vivo. Oppure in tegame con patate a fettine sottili, aglio e una spruzzatina di prezzemolo.

Vedi anche questa ricetta

Lasagne radicchio e funghi champignons

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